Lo stato delle discipline teorico-analitiche negli Istituti di Alta Formazione Artistica e Musicale in Italia
Abstract
I Conservatori di musica, alla fine del Novecento, presentavano ancora i programmi e gli sbocchi professionali definiti negli anni ’30, finalizzati alla pratica del suonare e poco adeguati nei metodi alla disponibilità di conoscenze scientifiche in campo musicale. La situazione ha subito un lieve cambiamento con la sperimentazione degli anni ottanta, ma bisogna attendere il 1997, affinché la proposta di legge di riforma delle Accademie, Conservatori e ISIA sia votata alla Camera dei Deputati e inviata al Senato. Il 4 gennaio del 2000 veniva pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale la Legge del 21 dicembre 1999 n. 508. In seguito ad ulteriori modifiche, si è arrivati all’assetto attuale e, con il D.M. 3 luglio 2009 n. 90, il Ministro Gelmini decretava i settori artistico-disciplinari dei Conservatori di Musica, con le relative declaratorie e campi disciplinari di competenza.
Il settore disciplinare oggetto del mio articolo è Teoria dell’armonia e analisi (COTP/01): si tratta della ridefinizione della vecchia Armonia complementare (Cultura Musicale Generale). Con la declaratoria si dà pieno riconoscimento all’analisi come disciplina fondamentale nei processi di investigazione delle strutture musicali e dell’evoluzione storica degli stili, insieme allo studio delle diverse metodologie analitiche proposte nella letteratura musicologica internazionale.
La mia indagine ha avuto come obiettivo principale quello di capire come gli istituti statali si siano mossi per adeguarsi alle nuove esigenze dettate dal decreto ministeriale. Ho condotto lo studio scegliendo tre classi di strumento (Pianoforte, Clarinetto e Violino), rilevando i piani di studio dell’A.A. 2017-18 relativi ai corsi di Laurea di Primo Livello. È emerso che il settore disciplinare è stato articolato in modi estremamente eterogenei, con suddivisioni diverse per annualità, numero di ore e tipologia di campo disciplinare attivato.