Hip, cool, edgy, ovvero la logica culturale dominante del capitalismo neoliberista

Autori

  • Timothy Taylor

Abstract

Nel 1984 Fredric Jameson ha pubblicato il saggio Postmodernismo, ovvero la logica culturale del tardo capitalismo, che ha esercitato un’enorme influenza nel dibattito contemporaneo e che propone una chiave di lettura della produzione culturale nell’era del tardo capitalismo. La sua interpretazione del postmodernismo come “logica culturale dominante” è stata ampiamente citata e ripresa, ma in ultima analisi è stata anche depotenziata dall’uso eccessivo del termine “postmoderno”, che ha relegato in secondo piano la portata originaria del pensiero di Jameson. Oggi, la logica culturale dominante viene descritta attraverso i termini “hip” e “cool”: due aggettivi onnipresenti nell’industria culturale, ma che raramente vengono definiti con precisione. Mentre il termine “hip” sembra avere una storia più lunga e una connotazione ironica, il termine “cool” suggerisce significati simili, ma più strettamente legati alla generazione dei giovani. Negli Stati Uniti, l’egemonia di questa logica culturale è il risultato del predominio delle industrie pubblicitarie e del marketing, che negli anni Sessanta si sono appropriate di questi termini a partire dalla generazione dei baby-boomers. La pratica del coolhunting (“caccia al cool”) oggi è diventata un’industria dominante che si riflette nella produzione e nel consumo di qualunque merce, e dunque anche dei beni culturali come la musica. Questo articolo vuole offrire alcuni spunti iniziali per una teorizzazione delle categorie di “hip” e “cool”, intese come elementi dominanti della logica culturale del capitalismo neoliberista.

Pubblicato

2016-12-31