Ingrid Pustijanac, "György Ligeti. Il maestro dello spazio immaginario", Libreria Musicale Italiana, Lucca, 2013

Autori

  • Stefano Vallauri

Abstract

Dall'immagine in copertina (opera del fotografo Fritz Kempe) a tutta pagina, il volto di György Ligeti, ripreso nell'età in cui ormai sono incise nella carne le qualità significative della personalità, guarda dritto il lettore in un modo che non lascia scampo. L'espressione è severa; nei tratti, però, il volto è estroso. Probabilmente Ligeti è il compositore della sua generazione, quella operante nella seconda metà del Novecento, più amato, trasversalmente sia dagli altri compositori sia dal pubblico. Ma in Italia l'ultima (e prima) monografia di ambizioni comprensive, esaustive riguardante questo compositore capitale era la raccolta di studi curata da Enzo Restagno per EDT, uscita nel 1985, ben trent'anni fa. Il resto sono testi più brevi dedicati ad aspetti specifici, oppure di taglio non scientifico (ad esempio la lunga intervista di Eckhard Roelcke tradotta nel 2004). Il volume del 2013 di Ingrid Pustijanac non usurpa quindi la splendida e irripetibile copertina-ritratto, perché tendenzialmente mira a rendere conto di “Ligeti” – inteso come l'insieme della sua musica, poetica, pensiero, persona – in modo totale, insieme estensivo e approfondito.

Pubblicato

2014-12-31

Fascicolo

Sezione

Recensioni