L’analisi come strumento pratico: un argomento da prendere in considerazione

Autori

  • William Drabkin

Abstract

Il campo dell’analisi musicale generalmente dà l’impressione che molti studi siano fatti in astratto, per dimostrare competenza nella tecnica analitica oppure per fare un omaggio ai grandi maestri. Gli studiosi, avendo passato molti anni nell’apprendimento dei repertori, delle teorie musicali e delle metodologie analitiche, naturalmente pensano che l’aspettativa nei loro confronti sia quella di saper fare un’analisi. Nello stesso tempo la ragione principale che li spinge a studiare la musica è che essi adorano la grande letteratura musicale e si sono formati nell’ammirazione per studiosi che in passato tentarono di scoprire i segreti di quei lavori. Il risultato di ciò, naturalmente, è che l’analisi musicale generalmente è "confezionata" nella forma di lavoro erudito; in altre parole i prodotti di un’analisi sono principalmente libri, capitoli di libri e articoli su riviste destinate ad una lettura professionale. L’analisi musicale, inoltre, compare in trattati designati principalmente per preparare futuri professionisti a scrivere più volte sullo stesso argomento, come prova della loro competenza specialistica e della loro dedizione all’arte.

Pochi anni fa usai per la prima volta (per me!) il metodo analitico schenkeriano con uno scopo più pratico e sono questi risultati che vorrei condividere con voi. Avevo ascoltato alcune registrazioni dei concerti per pianoforte di Mozart e, sebbene lo standard delle esecuzioni fosse molto alto, ero molto deluso dalle cadenze usate nei primi movimenti.

Pubblicato

1998-01-01

Fascicolo

Sezione

Interventi - Discussioni