Il difficile cammino dell’analisi musicale in Italia
Abstract
Si immaginino gli atti d’un convegno sull’analisi musicale che abbia avuto luogo in un paese come la Francia, la Germania, l’ Inghilterra o gli Stati Uniti. Potrebbe mai accadere che essi vengano pubblicati sostituendo il discorso ufficiale d’apertura dei lavori con un testo tutto nuovo epperò simulante d’esser quello effettivamente pronunciato dall’autore? E potrebbe mai accadere - essendo costui un noto critico musicale e il direttore della collana editoriale comprendente gli atti in questione - che questo nuovo testo sia da lui dedicato a uno sfoggio della propria competenza analitica capace solo di esibire una visione dilettantesca della tecnica musicale tout court? Penso proprio di no. Eppure questo è accaduto in Italia non molti anni fa, quando le Edizioni Unicopli pubblicarono, nella collana dei "Quaderni di Musica/Realtà", gli atti di un convegno sull’analisi musicale tenuto nel 1989 a Reggio Emilia: il primo del genere negli annali della musicologia italiana.
L’episodio rende bene l’idea dei pericoli incombenti sul cammino di quegli studiosi che, a far data dal convegno suddetto, si sono adoperati a che la pratica analitica acquisisse anche da noi la dignità scientifica di cui gode, appunto, in paesi come la Francia, la Germania, l’Inghilterra o gli Stati Uniti. Quei pericoli si chiamano ‘dilettantismo tecnico’, ‘arroganza intellettuale’, ‘ vezzo d’ imporre l’uno e l’altra grazie a un qualche tipo di potere personale’, ‘necessità di subire tale imposizione in cambio di qualche vantaggio pratico’.