Pratiche "analitiche" nell'Educazione Musicale di base
Abstract
Introdurre il termine "analisi" nell’area dell’educazione musicale di base significa innanzitutto porsi il problema di come adeguarlo alle relative esigenze concettuali e pragmatiche. Di analisi pura e semplice, così come comunemente intesa, cioè di operazioni miranti ad appurare strutture e contenuti della musica attraverso procedure di rilevamento peculiarmente intellettive e razionalistiche non si può proprio parlare riferendosi ad un’età in cui tali facoltà non sono ancora o presenti o adeguatamente sviluppate. Sarà meglio quindi abbandonare decisamente il termine "analisi" e introdurre piuttosto il concetto di "procedure metodologiche attive implicanti elementi analitici": elementi, va da sé, del tutto induttivi e consequenziali.
Diamo per scontato che il perseguimento di qualsiasi obiettivo di effettiva comprensione e conoscenza, anche uno di quelli raggiungibili attraverso l’analisi, non può che implicare sul percorso le fasi di motivazione, coinvolgimento ed esperienza: una sequenza che è valida per ogni percorso cognitivo e ad ogni età. Tuttavia anche il generico rispetto della sequenza valida non è sufficiente di per sé a garantire una corretta scelta di procedure metodologiche in ambito educativo di base, in quanto essa non è generalizzabile, ma va adeguata in modo specifico ai diversi livelli di intervento e, molto in particolare, a quello della prima fase educativa. Ed è quindi indispensabile chiedersi quali debbano essere la natura e la qualità della motivazione, del coinvolgimento e dell’esperienza, quando ad esservi implicati sono bambini la cui età ruota più o meno ampiamente attorno ai sei anni, e i cui modelli di ricognizione e di acquisizione sono ancora esclusivamente, essenzialmente o prevalentemente senso-motori.